Présentation de l'éditeur
A cent’anni di distanza, Teologia politica di Carl Schmitt conserva tutta la forza del classico, capace ancora di accendere polemiche sulla sua tenuta concettuale e sulla sua gravosa eredità. Se già dopo qualche anno Schmitt stesso avanzò dubbi in merito alle tesi più radicali e provocatorie elaborate nel 1922, oggi quelle tesi rimangono al centro di un dibattito che è destinato a ripresentarsi vigoroso e stridente a ogni crisi di vasta portata in cui si richiedono decisioni spedite, energiche, estreme. In questo volume a più voci, studiose e studiosi di diverso orientamento tornano a porsi interrogativi che sanno vivere nell’ambiente rarefatto della teoria più elevata eppure al contempo toccano questioni dirimenti della politica concreta. Un secolo dopo, Teologia politica merita di essere celebrata come opera che parla ancora al presente, con la sua impareggiata capacità di sondare gli abissi più inquietanti del potere pubblico e dell’autorità politica.
Sommaire
Mariano Croce e Andrea Salvatore, Premessa
I. Senza fondamento
- Carlo Galli, Teologia politica: estremismo e pensiero dell’origine
- Geminello Preterossi, Trascendere l’immanenza. Schmitt tra decisione e “contenuto minimo”
- Laura Bazzicalupo, Topiche della teologia politica schmittiana dal loro fuori radicalmente post-fondazionale
- Giada Scotto, Il segreto katechontico del politico. Sulla dialettica della secolarizzazione
II. Trascendere il secolo
- Maria Stella Barberi, L’emergenza cristologica del moderno dalla prima alla seconda Teologia politica
- Sandro Chignola, «Chi dice “Dio” vuole ingannare». Sul quarto capitolo di Teologia politica
- Giuliana Stella, La trascendenza della decisione. Riflessioni sulla Teologia politica di Carl Schmitt
III. Fare ordine
- Aldo Sandulli, Anamnesi giuridica di Teologia politica
- Stefano Pietropaoli, Auctoritas, non veritas. Riflessioni attorno a un frammento di Teologia politica
- Andrea Salvatore, I due decisionismi (quasi uno) di un tredicennio inquieto (1922-1934)
- Mariano Croce, Teologia impolitica: perché Schmitt disse addio a Hobbes